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Sul Sole 24 Ore, Corriere della Sera e agenzie di stampa le dichiarazioni del segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, e la cronaca del rinnovo contrattuale degli oltre 280 mila bancari

Banche: SILEONI, contratto a rischio pronti a mobilitazione Se volete ingestibilità di gruppi bancari siete su strada giusta (ANSA) – ROMA, 21 OTT – “C’è il rischio che il contratto nazionale non si faccia e che l’Abi sparisca. Due rischi che non vorrei mai si concretizzassero, anzi io mi auguro che anche Intesa rientri al più presto all’interno del Comitato sindacale Abi. Noi vogliamo rinnovare il contratto nazionale in tempi rapidissimi, altrimenti salta tutto, perché gli stipendi sono fermi da anni e l’inflazione logora il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori. E deve essere chiaro che, se i tempi si allungano, mobiliteremo la categoria, anche con decisioni e iniziative che faranno scalpore”. Lo ha detto in una intervista a Milano Finanza, il segretario generale della Fabi, Lando Maria SILEONI, parlando del negoziato per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro che interessa 280.000 lavoratori delle banche, scaduto a fine 2022 e prorogato fino al prossimo dicembre. SILEONI non nasconde la possibilità di una crescita della conflittualità sindacale. “Avviso ai naviganti – dice – Se volete l’ingestibilità nei gruppi bancari e tutta una serie di iniziative che faranno scalpore, siete sulla strada giusta. Non esiste solo lo sciopero, esistono altri modi per farsi sentire e per farsi rispettare che neanche le banche possono evitare. Forse le banche possono condizionare una parte della stampa, ma con i social non hanno alcuna speranza. E anche lì siamo una macchina da guerra”. “Finora dalla controparte – ha aggiunto il segretario generale della Fabi – sono state date risposte evasive e negative rispetto alle nostre richieste e per nostre intendo quelle unitarie di tutti i sindacati. Nelle riunioni dell’Esecutivo Abi fin qui svolte, alcuni rappresentanti delle banche hanno eretto dei muri”. SILEONI ha poi affermato che “qualche gruppo bancario non ha digerito il fatto che l’amministratore delegato di Intesa, Carlo Messina, sia venuto al congresso nazionale Fabi a dare la propria disponibilità ad accogliere interamente la nostra richiesta economica di 435 euro. Qualcuno l’ha presa male, facendo finta di non capire che in quel contesto parlava il primo esponente del maggior gruppo bancario e che era pienamente legittimato a rappresentare il proprio pensiero, tra l’altro avendo già da tempo annunciato l’uscita di Intesa dal Comitato sindacale Abi. L’aumento di 435 euro e il ripristino pieno del Tfr li devono digerire le banche, perché l’incremento economico è giustificato dall’inflazione e dagli utili miliardari delle banche e il ripristino del Tfr è superato in quanto l’emergenza è finita”. (ANSA). 2023-10-21T10:26:00+02:00 RIC